domenica 30 marzo 2014

Riflessioni varie sul senso del grato


Sull'importanza di grazia, gentilezza e gratitudine, non forme di apparenza ma abiti dell'anima.

Goethe scriveva: « L’ingratitudine è sempre una forma di debolezza. Non ho mai osservato che uomini forti si siano comportati da ingrati ».



21 luglio 2013 Un  libro: un dono spirituale, che  porta scrittura, che guida, che spiega e  indica come.
Grazie infinite

mai chiedere per timore
di sconfinare l'imperturbabile"



giovedì 27 marzo 2014

Arthur Schopenhauer e la weltanschauung dicotomica dell'esistenza tra rappresentazione e volontà

 Arthur Schopenhauer (Danzica 1788-1860), insegnò all'università di Berlino tra il 1820 al 1831, in contemporanea agli ultimi anni di docenza di Hegel, al cui sistema filosofico totalizzante e comprensivo oppose una weltanschauung (visione del mondo) dicotomica (dualistica) dell'esistenza, distinta in rappresentazione fenomenica (affermazione che apre il primo libro de Il mondo come volontà e rappresentazione "il mondo è la mia rappresentazione" ) e volontà, intesa quale forza irrazionale inarrestabile che agisce senza alcuna logica.
 La dicotomia tra rappresentazione del mondo e forza pulsionale che lo muove, la volontà, non verrà conciliata kantianamente, bensì accettata, nella sua tragica  contraddittorietà, conseguenza che conduce alla formulazione di una  concezione pessimistica dell'esistenza per la quale gli individui, oggettivazioni della volontà, sono passivi e succubi.
In merito al concetto di rappresentazione leggiamo, sempre nel primo libro sopra citato:
"Il mondo è una mia rappresentazione: ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante, benchè l'uomo possa soltanto venirne a coscienza, lo spirito filosofico è entrato in lui. Allora, egli sa con chiara certezza di non conoscere né il sole né la terra, ma soltanto un occhio che vede un sole e una mano che sente il contatto d'una terra; egli sa che il mondo circostante non esiste se non come rappresentazione, cioè sempre e soltantoin relazione con un altro essere. Se c'è una verità che si può affermare a priori , è proprio questa; essa  infatti esprime la forma di ogni esperienza possibile ed immaginabile: la quale forma è più universale di tutte le altre e cioè  del tempo, dello spazio e della causalità, perchè tutte queste implicano la prima. "
p. 39 , prima ed. Mursia, Milano 1991
 Il mondo come volontà e rappresentazione   a cura di Giuseppe Riconda

volontà: già citata, si veda in altra sezione del blog.


Intorno al concetto di pena e vendetta, dolore, reazioni impulsive e irrazionali, tra filosofia morale e filosofia del diritto

Esercizi, commenti, riflessioni di pagina 53 Vol.III "Filosofia: dialogo e cittadinanza" Ruffaldi, Terravecchia,ed. Loescher


Schopenhauer: la pena e la legge dello Stato di K. R.


La vendetta è motivata solo dal fatto accaduto, ovvero solo da cosa è successo in passato e solitamente da un’ingiustizia ricevuta.
L’unico fine della vendetta è quello di confortare se stessi dal male ricevuto, vedendo soffrire gli altri.
Tutto questo procura solo cattiveria e crudeltà, che non si possono giustificare.
La pena invece è una sanzione prevista dallo Stato per chi ha commesso atti illeciti; punisce cioè il colpevole per il reato commesso.

Il principio della pena viene ripreso nel terzo comma dell’art.27 della Costituzione Italiana, il quale stabilisce che le pene non possono consistere in trattamenti disumani e che devono tendere alla rieducazione del condannato in modo da consentirgli il reinserimento nella società una volta scontata la pena.
Personalmente condivido la distinzione tra “pena” e “vendetta”.
A mio parere però ci sono dei delitti che possono giustificare la vendetta privata ( sarebbe meglio specificare fino a che punto concedi la giustificazione altrimenti potrebbero sorgere varie interpretazioni- come emerso a lezione) primo su tutti se uccidono i propri figli. 



 Ringraziamo Ketty  per la sua sintesi del testo e per aver aperto il dibattito a lezione, continuato con le riflessioni di Claudia, di Johnny, di Alessia, di Alessandro.
Cari ragazzi il tempo non ci concede di approfondire ma davvero credete che la pena di morte possa risolvere la sete di vendetta?  Avete mai guardato il film " Il miglio verde"?
Piuttosto la vostra posizione così estrema non è forse da imputare alla sfiducia nel sistema esecutivo della legislazione?
 Per questo vi parlavo di quei volontari che aiutano le persone lese offrendo la loro professionalità, vi citavo ad esempio il Cesap, la cui direttrice, psicologa e criminologa,  è stata interpellata anche dal programma le Iene  per illustrare  le problematiche dei "fuoriusciti" da una congrega particolarmente settaria (setta- che crea divisione nel gruppo sociale)  programma che nello spirito di contestazione è così vicino ai giovani, anche se...attenzione a non confondere la critica costruttiva con la polemica ...

Non confondiamo, distinguiamo!
  

Ecco un contributo che invece rivaluta il significato del diritto, di Roberto Minnella.
Esercizio pagina 53, riflessione sul testo "La pena e la vendetta".

Condivido la distinzione tra pena e vendetta descritta da Schopenhauer in quanto la seconda prevede una giustizia privata e, quindi, al fine di soddisfare solo il proprio istinto. La pena, invece, ripone la propria giustizia nel diritto.
A mio parere, i delitti che determinano vendetta sono soggettivi e variano da persona a persona secondo il contesto sociale in cui si vive. Si può pensare, però, come linea comune degli individui, che la vendetta scaturisca in seguito al delitto di un proprio caro o familiare, anche se la pena dovrebbe in ogni caso prevalere.
La vendetta privata è da giustiziare ugualmente, perchè pari delitti devono essere giustiziati con pari pene. Purtroppo, al giorno d'oggi la non coincidenza della pena emanata dai tribunali con quella attesa da colui che vorrebbe effettuare giustizia privata, porta a compiere la vendetta.

prof.ssa Risigo


 Ecco un contributo sulla concezione pessimistica della realtà.

Esercizio n° 6 pagina 51 Riflessione su "Oltre l'individualità"
(Schopenhauer )


Immaginarsi in un immenso fiume che scorre da miliardi di anni,
considerandosi uno dei tanti esseri viventi che hanno popolato la Terra nel
corso della storia della vita, può apparire una concezione negativa di se
stessi. Da questa visione può sembrare che ognuno di noi sia schiacciato
come un piccolo insetto dalla vita stessa. Una concezione temporale (il
corso degli anni = storia della vita sulla Terra ) e quantitativa ( ognuno
di noi è solo un numero nell'insieme degli esseri umani ) può avvilire e
creare una visione pessimistica del mondo.
A mio parere, la Volontà può cambiare la stessa concezione dell'esistenza, mediante
il proprio corpo l'individuo può esprimere la popria volontà, per
trasmettere pensieri, comportamenti, sensazioni. La Volontà sfrutterebbe allora il
corpo per rendersi "reale e fenomenico". Schopenhauer pensava che
essa fosse eterna e irrazionale; personalmente, mi ritengo d'accordo solo sul
fatto che la Volontà sia individuata. Essa è personale, ognuno è unico al mondo
perchè esprime attraverso il proprio corpo, il volere della Volontà. Con
questa lettura, la visione pessimistica del mondo di Schopenhauer sembrerebbe ridursi drasticamente. Ogni persona può avere una considerazione del mondo
positiva qualora lasciasse nel corso della storia una traccia di sè.
Quantitativamente, inoltre, non si è più un semplice numero tra i tanti
miliardi di esseri umani, ma si diventa una persona che, con la propria
Volontà, è in grado di mettersi in relazione con gli altri esseri viventi che la
circondano. In questo modo si crea, quindi, una valutazione e un'importanza
di sè, chi più e chi meno.

Roberto Minnella
riflessioni da una prima che incontrata leggeva Stefano Benni e  si chiedeva chi fosse quello Schopenhauer....così  chiedevamo schopenhaueramente
cos'è il mondo?
- Luogo in cui c'è vita ( l. M. cl. 1D)
- insieme di persone diverse che vivono nello stesso spazio e stesso tempo (A. S)
il mondo inteso come persona o come soggetto fisico? (C. G. )
- il mondo è un insieme di pensieri diversi e simili. (R. V)
 - il mondo è il nostro mondo condizionato dalle nostre scelte (S. F)




venerdì 21 marzo 2014

Il massimo esponente dell'Idealismo tedesco: G. W. F. Hegel [1770-1831]

Avviso:  questo nostro post è segnalato e riportato, con nostro orgoglio ;) nel seguente autorevole sito:

 http://it.cyclopaedia.net/wiki/Idealismo_Tedesco

Il massimo esponente dell'Idealismo tedesco: G. W. F. Hegel [1770-1831] frequentò  Holderlin e Schelling ed il circolo intellettuale di Jena, lì si abilitò all'insegnamento ed insegnò sino al 1807, anno in cu la città fu occupata dai francesi.  Coincide con quella data la pubblicazione del primo capolavoro:
"Fenomenologia dello spirito"
Dal 1808 si trasferisce a Norimberga, del 1812-16 le opere in cui è presentato il suo sistema filosofico"Scienza della logica" ed "Enciclopedia delle  scienze filosofiche", successivamente si sposta all'università di Heidelberg.
Nel 1818 si trasferisce all'università di  Berlino, si ricorda che Fichte vi fu decano fino al 1814, designato dal re di Prussia che la inaugurò nel 1810, Hegel pubblica nel '21 Lineamenti della filosofia del diritto, opera in cui è condensata la sua weltanschauung idealista nel celebre passo
"Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale".


Osserviamo quindi che  la razionalità è forma di tutto ciò che esiste e pertanto (seconda parte) la realtà non è una mescolanza caotica di determinazioni  ma un continuo disgregarsi e riunificarsi della razionalità
Hegel sostiene l’identità tra essere e pensare, tra reale e razionale, il reale coincide con l’Assoluto, che è infinito, il finito manifestazione individuata dell’infinito, ma tale identità è risultante del processo dialettico.



Il sistema hegeliano è costruito sulla dinamica dialettica.
In Hegel  l’assoluto coincide con il divenire, quest’ultimo inteso quale processo regolato dalla dialettica. La dialettica pertanto è la stessa  legge logica da intendersi  sia come chiave di cifratura della realtà , sia nella sua valenza ontologica, in quanto consiste  nella modalità in cui si  sviluppa la  realtà stessa. Hegel non hai mai scritto a livello teorico sulla dialettica, non sono suoi i concetti di tesi-antitesi e sintesi tuttavia l’ha sempre esercitata. La logica triadica, quale sistema  di pensiero, si rintraccia e  rende sistematica la stessa produzione filosofica del massimo esponente dell’Idealismo tedesco. 

La dialettica quale  legge ontologica si sviluppa in tre momenti:
“astratto-intellettuale”: nel quale l’individuo coglie la realtà come una molteplicità di determinazioni statiche e separate, l’intelletto procede secondo il principio di identità ed il principio di non contraddizione.
Nel secondo momento “dialettico-negativo-razionale” le singole determinazioni interagiscono aprendosi in relazione alle loro determinazioni opposte.
Nel terzo momento “speculativo o positivo razionale” le varie determinazioni vengono concepite  quali aspetti della stessa relatà che le sintetizza. Hegel utilizza il termine polisemantico aufhebung che esprime sia l’idea del togliere sia del superamento quale momento crcuiale del processo dialettico, che toglie e supera il contrasto tra tesi e sintesi che nello stesso momento conserva la verità.
Hegel parla di crisi del finito poiché quest’ultimo esiste soltanto come espressione parziale dell’Infinito e necessità di esser messo in relazione con esso-
Il processo dialettico hegeliano è una lettura deterministica della realtà.


martedì 11 marzo 2014

Perchè un blog?

Schoolblog: strumento didattico innovativo che esercita alla lettura critica, educa al coraggio della pubblicazione delle proprie riflessioni.


Perchè promuovere nuove strategie didattiche?
Per suscitare interesse, risvegliare le risorse attentive, desidero  a tal proposito citare la celebre affermazione del regista Stanley  Kubrick:

"Credo che il grande errore nelle scuole sia di insegnare ai bambini un po' di tutto e di usare la paura quale motivazione di base.
Paura di essere bocciati, di non restare con la propria classe ect...
L'interesse invece può produrre conoscenza che in proporzione alla paura è una esplosione nucleare rispetto a un petardo!" 

 Solo aprendosi alla falsificabilità, ossia al confornto critico possiamo sperare di esercitare il pensiero scientifico, richiamando il celebre filosofo epistemologo Karl Popper (1902-1994).
Riportiamo alcune celebri  citazioni da:

da Logica della scoperta scientifica (1934)

 Quelli tra noi che non espongono volentieri le loro idee al rischio della confutazione non prendono parte al gioco della scienza.



 La scienza non è un insieme di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza (epistème): non può mai pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure un sostituto della verità, come la probabilità. 
 

  Non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l'uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verità.



Penso ci sia un solo argomento a difesa dell'esistenza della filosofia. È questo: lo sappiano o no, tutti gli uomini hanno una filosofia. Certo, può ben darsi che nessuna delle nostre filosofie valga un gran che, ma la loro influenza sui nostri pensieri e sulle nostre azioni è grande, e spesso incalcolabile. 


Vi invito a leggere questo articolo nel sito dell'INDIRE: Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa supervisionato dal Miur

http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1162

lunedì 3 marzo 2014

programmazione sperimentale "Brocca" per filosofia al Liceo economico

Pensando di compiere un'azione gradita, in nome della trasparenza, riporto qui la pagina 231 tratta dai Piani di Studio della commissione Brocca (Annali Pubblica Istruzione 59/60) relativamente al percorso di filosofia al liceo economico, evidenziati i temi da noi scelti nelle nostre prime lezioni:


quinto anno
Il docente, nell'ambito della programmazione didattica, definirà percorsi che facciano riferimento ad almeno 2 temi in A e due temi in B.
A) La seconda rivoluzione scientifica: modelli di razionalità moderni e contemporanei a confronto
1. Determinismo e indeterminismo della natura.
2. Verità ed ipoteticità della scienza.
3. Problemi epistemologici delle scienze economiche e sociali
4.Lavoro e automazione

B) Scienza, tecnica e responsabilità etico-politiche
1. Neutralità e ideologia nella scienza e nella tecnica.
2. Crescita economica e valori etico-politici.
3. Innovazione, sviluppo e compatibilità ambientale.
4. Nuove tecnologie biologiche ed etica.

I temi prescelti saranno trattati attraverso la lettura di testi dei seguenti autori (almeno quattro di cui uno dell'Ottocento):
Comte, Marx, Stuart Mill, Nietzsche, Bergson, Croce, Husserl, Weber, Einstein, Russell, Dewey, Circolo di Vienna, Popper, Kuhn, Scuola di Francoforte, Hannah Arendt, Hans Jonas, Aron, Bachelard, Gadamer, Keynes, Schumpeter, Amartya Sen.
 Resta ferma la possiblità, anzi l'opportunità, di leggere testi tratti da altri autori, nel quadro della definizione dei percorsi.