sabato 6 settembre 2014

invito di partecipazione al Festival della Filosofia Modena 12-14 settembre 2014

Per tutti gli interessati ricordiamo che il 12 13 e 14 settembre Modena Carpi e Sassuolo celebrano la Filosofia diffondendo a tutti  le lezioni più belle, autorevoli e significative di insigni filosofi e professori di fama internazionale, fil rouge la Gloria anche nel senso attuale di celebrità.

http://www.festivalfilosofia.it/2014/?mod=programma_filosofico

Moltissimi gli interventi fondamentali, a ricordo di un percorso vorrei segnalare la lezione dei Classici:
domenica 14



ore 10.00
Fenomenologia dello spirito
di Georg Wilhelm Friedrich Hegel


Qui l'intervista alla Esimia Direttrice Prof.ssa Michelina Borsari del Consorzio che organizza il Festival a introdurci, a guida, nella città filosofica.

www.youtube.com/watch?v=GGKlcY6B8d0

 /www.youtube.com/watch?v=YCSxvHauaKA

Tutti coloro che volessero maggiori info,  sono invitati a contattarmi: federicarisigo@alice.it


venerdì 20 giugno 2014

:)

Cari Vas,

spero, nonostante la difficile impresa di gestione dell'ansia, ricordo necessaria per affrontare con energia e volontà qualunque prova nella vita,  sia stata un'esperienza soddisfacente per voi scrivere, le tracce della prima prova erano davvero fantastiche!

Invito ad una navigata nel sito del Priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, illustre ospite al Festival della Filosofia di Modena.
Il tema della gratitudine e del dono richiama inevitabilmente anche il "Saggio sul dono" del 1923 opera di Marcel Mauss: antropologo e storico delle religioni francese  (1872-1950) che ha ispirato il celebre padre dell'antropologia strutturalista Claude Levi Strauss.


Eh, solamente per ricordarvelo, nel registro elettronico, data 1 ottobre 2013... vi ricordate la lettura del nostro importante filosofo Umberto Galimberti? E le riflessioni sulla natura ed il rapporto con la tecnologia?
Dobbiamo ringraziare la mente di  "Psiche e Techne".

Ecco quanto scritto nel registro:  do you remember?
" consegnata, letta e commentata scheda ambiti del filosofare.
Metafisica antica e scienza: significato di sapere incontrovertibile, epistemico.
Temi per riflettere: valore relazione scienza, sapere oggettivo e tecnica oggi:lettura p.277-279 "Psiche e Techne" U. Galimberti. Discussione guidata."

Ora vorrei riportarvi, e condividerli con voi, alcuni pensieri sullo scrivere dello scrittore  Ray  Bradbury in "Lo zen e l'arte della scrittura" 1986, pp. 8-9. pubblicato nel 2000 da DeriveApprodi srl Roma.

" E cosa ci insegna, mi chiederete voi, il fatto di scrivere?
Prima di tutti ci ricorda che siamo vivi e che questo è un dono  e un privilegio, e non un diritto. Dobbiamo guadagnarci la vita, una volta che ci è stata concessa. La vita chiede in cambio delle ricompense per averci concesso l'animazione.
 [...]
Secondariamente, vivere è sopravvivere. Ogni arte, ogni buon lavoro lo è. Non scrivere, per molti di noi, equivale a morire.
Dobbiamo armarci tutti i santi giorni, forse sapendo che la battaglia non può essere vinta del tutto, ma combattere dobbiamo, anche per poco. Il più piccolo sforzo per vincere significa, alla fine di ogni giorno, una specie di vittoria.
Ricordate il pianista che disse che se non si fosse esercitato ogni giorno se ne sarebbe accorto lui, se non l'avesse fatto per 2 giorni se ne sarebbero accorti i critici, dopo tre giorni gli spettatori, se ne sarebbero accorti. Questo è vero per gli scrittori. Non che il vostro stile, qualsiasi esso sia, si dissolva nel giro di pochi giorni. Ma quello che succederebbe è che il mondo vi raggiungerebbe. Se voi non scrivete tutti i giorni [...]

Perchè la scrittura ammette esattamente la verità, la vita, la realtà che voi siete capaci di mangiare, digerire senza iperventilare. Ho imparato, nei miei viaggi, che se resto un giorno senza scrivere comincio ad agitarmi [...] Un'ora di scrittura è un tonico.

domenica 1 giugno 2014

un caro saluto e ringraziamento alla classe

Care studentesse e cari studenti,
una pagina da dedicare alla riflessione del percorso svolto assieme quest'anno, quale testo vi è piaciuto di più' e perchè? Quale aforisma, quale il pensatore vi ha incuriosito?

Ecco io vi sono grata per quei momenti di attento ascolto che ci hanno permesso talvolta di sfiorare quel calore che solo la fiamma del pensiero possiede, perchè senza uno studente un insegnante non sarebbe tale e viceversa, richiamo quella reciprocità insita nella sintesi della dialettica hegeliana.


Vorrei concludere il percorso, provvisoriamente!, perchè il blog resterà sempre aperto se contribuirete,  riportandovi un pensiero che ho inviato in lettera recentemente al Chiar.mo Professore Remo Bodei docente Emerito dell'Università di Pisa, porfessore di filosofia dell'Ucla.

" Quando molto è a disposizione e fruibile dove risiederebbe infatti l'impegno senza la ricerca di un termine più inusuale, in dono la rarità di un suono, scelto per tradurre un'impronta unica colta nel rapidissimo scorrere della memoria telematica?

Ecco mi permetto di riportare, per sintonia, questa citazione,  di Paul Scheerbart ( si racconta vivesse nella stessa casa di Schopenhauer a Danzica) che esprime in maniera più chiara l'idea:

"Se per noi fosse così facile salire più in alto, non sentiremmo il mondo come qualcosa di più grande e di immenso; dobbiamo essere continuamente respinti e schiacciati un poco per notare quanto grande sia la grandezza del grande universo; e come tale grandezza non si possa mai misurare fino in fondo."



CARI VAS i miei più sinceri in bocca al lupo per la vostra continuazione! prof. Federica Risigo

martedì 6 maggio 2014

F.W. Nietzsche e li relativismo della verità

cenni biografici: Nietzsche: l'indagatore dell'animo umano
 Nato a Rocken, piccolo villaggio della Sassionia prussiana, il 15 ottobre 1844, Friedrich Wilhelm Nietzsche crebbe in un contesto educativo influenzato fortemente dalla religione protestante. La sua vita fu lacerata dalla malattia nervosa che si aggravvò nel corso degli anni, anche per il susseguirsi di eventi traumatici.

Gli anni antecedenti  alla maattia furono caratterizzati dagli studi in filologia classica presso l'università di Basilea, riportiamo un ricordo di un suo allievo, Trangott Siegfried:
"Incoraggiava al lavoro con gentilezza e benevolenza e cercava di spingere gli studenti ad esprimersi liberamente. A riprova della nostra stima e del nostro amore per Nietzsche ". Un ritratto che presenta un Nietzsche  equilibrato e poco incline alla collera.

mercoledì 23 aprile 2014

persona e personalità da Marx a Freud

Il Novecento e la diffusione delle scienze umane: Freud e la psicoanalisi

Per contestualizzare la nascita della psicoanalisi nella storia del pensiero occidentale, convenzionalmente fatta coincidere  con la pubblicazione nel 1900 dell'opera "L'interpretazione dei sogni" del fondatore stesso della disciplina, il medico ebreo Sigmund Freud  (6 maggio 1856- 23 settembre 1939) e  per comprendere un significato della sua celebre affermazione  "La mia vita è la psicoanalisi" desidero riportare due analisi: 
1. La citazione che segue è una sintesi della prof.ssa Silvia Vegetti Finzi, docente psicologia dinamica all'università di Pavia, tratta dal volume "Storia della psicoanalisi, autori opere teorie 1895-1990":

"psicoanalisi: una delle forme di quel "pensiero negativo" che segna la fine della sintesi classica, la crisi della ragione unitaria e normativa che aveva dominato per secoli il pensiero occidentale. Ma se la ragione - sottoposta allo sguardo analitico - appare attraversata da un incancellabile ombra, è però nella prospettiva di ampliarne i confini che Freud recupera i suoi scarti: il sogno, il lapsus, il sintomo. Lungi dall'essere un'impresa irrazionale, quella psicoanalitica ci appare l'estremo tentativo della ragione di annettere nel suo ambito anche gli elementi ad essa più estranei, di compiere una colonizzazione che, almeno nell'esperienza di Freud, assume i toni di una avventura illuministica".    Vegetti Finzi [1986] p.19.



2. Citazione tratta da "Nostalgia del padre. Religione ed illusione nel pensiero di Freud" del prof. Petterlini Arnaldo 1993
Scrive Freud rispetto alla psicoanalisi " Già nell'epoca d'oro del pensiero psicoanalitico, nel 1912, avevo tentato, con il mio libro Totem e tabù, di utilizzare le nuove conoscenze psicoanalitiche per studiare le origini della religione e della moralità. Due saggi poi proseguirono questo indirizzo di pensiero. Mi resi conto con sempre maggior chiarezza che gli eventi della storia, gli influssi reciproci fra natura umana, sviluppo civile e quei sedimenti di avvenimenti preistorici di cui la religione è il massimo rappresentatnte, altro non sono che il riflesso dei conflitti dinamici fra Io, Es e Super io, studiati dalla psicoanlisi nel singolo individuo: sono gli stessi processi ripresi su uno scenario più ampio". Il prof. Petterlini collega l'interpretazione freudiana alla lettura antropologica di Feuerbach: "la coscienza che l'uomo ha di Dio è la conoscenza che l'uomo ha di sé. La religione è la prima, ma indiretta autocoscineza dell'uomo. L'uomo sposta il suo essere fuori da sé, prima di trovarlo in sé.

mercoledì 2 aprile 2014

La sinistra hegeliana: cenni e interpretazioni.

Sintesi lezione:
come di consueto apriamo una nuova unità con la presentazione di una nuova concezione filosofica percorrendo e selezionando nel manuale in adozione le informazioni, i concetti ed i riferimenti principali degli autori per poter accostarsi poi ai testi e commentarli.
Noto come ancora qualcuno di voi si perda nel libro. Saltando e selzionando è bene cercare di portare il libro e prestare attenzione,  più volte vi ho spiegato che il programma è vasto ed è previsto per linee tematiche, cerco di guidarvi con spiegazioni terminologiche sulle parti essenziali. Per ogni altro aspetto siete liberi di leggerveli, quando avrete più tempo, vper chiarimenti (non esistono domande sbagliate bensì errato è temere di porle) invito sempre a scrivere per via telematica, affinchè il tempo della lezione sia concentrato soprattutto sul programma prestabilito (vi ho spiegato che abbiamo provato a recuperare il possibile).

Dobbiamo ormai sollevarci da un approccio solamente scolastico, fondamentale tuttavia nell'abituarci ad un ritmo nello studio, per esercitare anche una certa elasticità critica,  cogliendo collegamenti tra testi e idee, provando a rapportarli tra loro: i testi sono le fonti principali e restano un punto di riferimento fondamentale, soprattutto quando concetti molto simili, od argomentazioni vengono rovesciate, posizioni confutate ect...

Filosofia quindi quale esercizio all'elasticità del pensiero. Per aiutarvi ho pensato di riportarvi qui la lezione evidenziando ciò che è importante memorizzare prima di ogni libero filosofare, dato che eravate un poco affaticati e mi preme quindi chiarire ulteriormente i concetti.

Oggi abbiamo approntato un nuovo argomento, dopo una brevissima, purtoppo, conoscenza di un pensatore particolarmente dedito ad esplorare, con sguardo disincantato, le dinamiche più interiori e psicologiche dell'umano,  ritorniamo alle riflessioni pratiche,  legate alla dimensione dell'agire degli uomini, temi di filosofia politica, di concenzioni sulla storia, di religione che hanno fatto sorgere determinati movimenti politici e dato avvio anche a nuove discipline, come ad es. Feuerbach che con il suo identificare la filosofia con l'antropologia, lo potremmo cosiderare il teoreta dell'antropologia, successivamente dstinta in  disciplina autonoma  proprio con  un filosofo ed antropologo del 900 che abbiamo conosciuto nel primo q. ovvero Claude Levi Strauss, il quale, non a caso interpreterà l'uomo tra sociologia, psicoanalisi, antropologia e marxismo e strutturalismo linguistico.
Qualcuno poi si è spaventato dei moltri altri autori appena accennati dal testo, autori che  riportano gli stessi cognomi ed io per aiutarvi vi ho consigliato eventualmnete di leggerli in altri momenti, stiamo già conoscendo molti pensatori e molte filosofie, ci bastano quelli tradizionalmente studiati nei programmi e che vi invito a ricordare.

Ricapitolando:

I principali pensatori della sinistra hegeliana sono Feuerbach  (1804-1872)  e Marx (1818-1883)
I quali concordano nell'identificare lo Spirito (concetto hegeliano) con l'Umanità, la realtà è colta nella sua conflittualità dialettica; in politica elaborano idee progressiste.

Feuerbach: filosofia come antropologia - umanesimo naturalistico
Ricordiamo fu allievo di Hegel all'università di Berlino, a partire dal '38, aderendo alla Sinistra hegeliana, ( le due principali interpretazioni  del l'idealismo hegeliano saranno distinte nelle connotazioni di destra e sinistra ad ispirazione del parlamento francese) confuterà il maestro rovesciando completamente il paradigma tra pensare ed essere, dirà che non è l'idea a farsi reale, bensì che l'idea, il concetto derivano dal concreto: è dall'esperienza naturale dell'uomo che  sorge ogni  filosofia. Assimilerà quindi la filosofia con l'antropologia, affermazione chiarificata poi nell'opera Principi della filosofia dell'avvenire (1843) quale teoria dell'uomo.
 
 Ludwing Feuerbach  nell'opera più celebre L'essenza del cristianesimo (1841) critica la religione considerandola una forma di alienazione, facendosi così  esponente di una forma estrema di ateismo: scriveva infatti che Dio è un prodotto dell'uomo il quale nella divinità aliena se stesso; nel senso che tutti i predicati che l'uomo ha da sempre proiettato nella divinità, ad . es. onnipotenza, immortalità, potenza in realtà siano qualità della collettività umana, umanità in quanto genere, che  prima di sentirsi tale, nel suo primo stadio, quello di individui naturali, per un senso di dipendenza e timore della natura, tenderebbero a proiettare nella religione   tutte quelle qualità  che invece possiedeso in quanto appartenenti al genere umano.
L'umanesimo naturalistico di Feuerbach è il punto di partenza della riflessione marxista.

Marx
Karl Marx studia a Jena e conosce Feuerbach del quale riprende il rovesciamento della logica hegeliana, affermando quindi una concezione materialistica dell'uomo. Criticherà ad Hegel  di non aver spiegato  le dinamiche reali della società, lo Stato ed il diritto sono creati dagli uomini e non viceversa.
Emigrato in Francia conosce Engels e si occupa di economia politica: scrive nel 1844 i Manoscritti economico-filosofici. Lì rifletterà sull'essenza umana condizionata dall'ambiente naturale ma anche sociale,  l'uomo prende significato in relazione alla società in cui esiste., quindi è modificando la società concreta che si potranno cambiare le idee.

domenica 30 marzo 2014

Riflessioni varie sul senso del grato


Sull'importanza di grazia, gentilezza e gratitudine, non forme di apparenza ma abiti dell'anima.

Goethe scriveva: « L’ingratitudine è sempre una forma di debolezza. Non ho mai osservato che uomini forti si siano comportati da ingrati ».



21 luglio 2013 Un  libro: un dono spirituale, che  porta scrittura, che guida, che spiega e  indica come.
Grazie infinite

mai chiedere per timore
di sconfinare l'imperturbabile"



giovedì 27 marzo 2014

Arthur Schopenhauer e la weltanschauung dicotomica dell'esistenza tra rappresentazione e volontà

 Arthur Schopenhauer (Danzica 1788-1860), insegnò all'università di Berlino tra il 1820 al 1831, in contemporanea agli ultimi anni di docenza di Hegel, al cui sistema filosofico totalizzante e comprensivo oppose una weltanschauung (visione del mondo) dicotomica (dualistica) dell'esistenza, distinta in rappresentazione fenomenica (affermazione che apre il primo libro de Il mondo come volontà e rappresentazione "il mondo è la mia rappresentazione" ) e volontà, intesa quale forza irrazionale inarrestabile che agisce senza alcuna logica.
 La dicotomia tra rappresentazione del mondo e forza pulsionale che lo muove, la volontà, non verrà conciliata kantianamente, bensì accettata, nella sua tragica  contraddittorietà, conseguenza che conduce alla formulazione di una  concezione pessimistica dell'esistenza per la quale gli individui, oggettivazioni della volontà, sono passivi e succubi.
In merito al concetto di rappresentazione leggiamo, sempre nel primo libro sopra citato:
"Il mondo è una mia rappresentazione: ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante, benchè l'uomo possa soltanto venirne a coscienza, lo spirito filosofico è entrato in lui. Allora, egli sa con chiara certezza di non conoscere né il sole né la terra, ma soltanto un occhio che vede un sole e una mano che sente il contatto d'una terra; egli sa che il mondo circostante non esiste se non come rappresentazione, cioè sempre e soltantoin relazione con un altro essere. Se c'è una verità che si può affermare a priori , è proprio questa; essa  infatti esprime la forma di ogni esperienza possibile ed immaginabile: la quale forma è più universale di tutte le altre e cioè  del tempo, dello spazio e della causalità, perchè tutte queste implicano la prima. "
p. 39 , prima ed. Mursia, Milano 1991
 Il mondo come volontà e rappresentazione   a cura di Giuseppe Riconda

volontà: già citata, si veda in altra sezione del blog.


Intorno al concetto di pena e vendetta, dolore, reazioni impulsive e irrazionali, tra filosofia morale e filosofia del diritto

Esercizi, commenti, riflessioni di pagina 53 Vol.III "Filosofia: dialogo e cittadinanza" Ruffaldi, Terravecchia,ed. Loescher


Schopenhauer: la pena e la legge dello Stato di K. R.


La vendetta è motivata solo dal fatto accaduto, ovvero solo da cosa è successo in passato e solitamente da un’ingiustizia ricevuta.
L’unico fine della vendetta è quello di confortare se stessi dal male ricevuto, vedendo soffrire gli altri.
Tutto questo procura solo cattiveria e crudeltà, che non si possono giustificare.
La pena invece è una sanzione prevista dallo Stato per chi ha commesso atti illeciti; punisce cioè il colpevole per il reato commesso.

Il principio della pena viene ripreso nel terzo comma dell’art.27 della Costituzione Italiana, il quale stabilisce che le pene non possono consistere in trattamenti disumani e che devono tendere alla rieducazione del condannato in modo da consentirgli il reinserimento nella società una volta scontata la pena.
Personalmente condivido la distinzione tra “pena” e “vendetta”.
A mio parere però ci sono dei delitti che possono giustificare la vendetta privata ( sarebbe meglio specificare fino a che punto concedi la giustificazione altrimenti potrebbero sorgere varie interpretazioni- come emerso a lezione) primo su tutti se uccidono i propri figli. 



 Ringraziamo Ketty  per la sua sintesi del testo e per aver aperto il dibattito a lezione, continuato con le riflessioni di Claudia, di Johnny, di Alessia, di Alessandro.
Cari ragazzi il tempo non ci concede di approfondire ma davvero credete che la pena di morte possa risolvere la sete di vendetta?  Avete mai guardato il film " Il miglio verde"?
Piuttosto la vostra posizione così estrema non è forse da imputare alla sfiducia nel sistema esecutivo della legislazione?
 Per questo vi parlavo di quei volontari che aiutano le persone lese offrendo la loro professionalità, vi citavo ad esempio il Cesap, la cui direttrice, psicologa e criminologa,  è stata interpellata anche dal programma le Iene  per illustrare  le problematiche dei "fuoriusciti" da una congrega particolarmente settaria (setta- che crea divisione nel gruppo sociale)  programma che nello spirito di contestazione è così vicino ai giovani, anche se...attenzione a non confondere la critica costruttiva con la polemica ...

Non confondiamo, distinguiamo!
  

Ecco un contributo che invece rivaluta il significato del diritto, di Roberto Minnella.
Esercizio pagina 53, riflessione sul testo "La pena e la vendetta".

Condivido la distinzione tra pena e vendetta descritta da Schopenhauer in quanto la seconda prevede una giustizia privata e, quindi, al fine di soddisfare solo il proprio istinto. La pena, invece, ripone la propria giustizia nel diritto.
A mio parere, i delitti che determinano vendetta sono soggettivi e variano da persona a persona secondo il contesto sociale in cui si vive. Si può pensare, però, come linea comune degli individui, che la vendetta scaturisca in seguito al delitto di un proprio caro o familiare, anche se la pena dovrebbe in ogni caso prevalere.
La vendetta privata è da giustiziare ugualmente, perchè pari delitti devono essere giustiziati con pari pene. Purtroppo, al giorno d'oggi la non coincidenza della pena emanata dai tribunali con quella attesa da colui che vorrebbe effettuare giustizia privata, porta a compiere la vendetta.

prof.ssa Risigo


 Ecco un contributo sulla concezione pessimistica della realtà.

Esercizio n° 6 pagina 51 Riflessione su "Oltre l'individualità"
(Schopenhauer )


Immaginarsi in un immenso fiume che scorre da miliardi di anni,
considerandosi uno dei tanti esseri viventi che hanno popolato la Terra nel
corso della storia della vita, può apparire una concezione negativa di se
stessi. Da questa visione può sembrare che ognuno di noi sia schiacciato
come un piccolo insetto dalla vita stessa. Una concezione temporale (il
corso degli anni = storia della vita sulla Terra ) e quantitativa ( ognuno
di noi è solo un numero nell'insieme degli esseri umani ) può avvilire e
creare una visione pessimistica del mondo.
A mio parere, la Volontà può cambiare la stessa concezione dell'esistenza, mediante
il proprio corpo l'individuo può esprimere la popria volontà, per
trasmettere pensieri, comportamenti, sensazioni. La Volontà sfrutterebbe allora il
corpo per rendersi "reale e fenomenico". Schopenhauer pensava che
essa fosse eterna e irrazionale; personalmente, mi ritengo d'accordo solo sul
fatto che la Volontà sia individuata. Essa è personale, ognuno è unico al mondo
perchè esprime attraverso il proprio corpo, il volere della Volontà. Con
questa lettura, la visione pessimistica del mondo di Schopenhauer sembrerebbe ridursi drasticamente. Ogni persona può avere una considerazione del mondo
positiva qualora lasciasse nel corso della storia una traccia di sè.
Quantitativamente, inoltre, non si è più un semplice numero tra i tanti
miliardi di esseri umani, ma si diventa una persona che, con la propria
Volontà, è in grado di mettersi in relazione con gli altri esseri viventi che la
circondano. In questo modo si crea, quindi, una valutazione e un'importanza
di sè, chi più e chi meno.

Roberto Minnella
riflessioni da una prima che incontrata leggeva Stefano Benni e  si chiedeva chi fosse quello Schopenhauer....così  chiedevamo schopenhaueramente
cos'è il mondo?
- Luogo in cui c'è vita ( l. M. cl. 1D)
- insieme di persone diverse che vivono nello stesso spazio e stesso tempo (A. S)
il mondo inteso come persona o come soggetto fisico? (C. G. )
- il mondo è un insieme di pensieri diversi e simili. (R. V)
 - il mondo è il nostro mondo condizionato dalle nostre scelte (S. F)




venerdì 21 marzo 2014

Il massimo esponente dell'Idealismo tedesco: G. W. F. Hegel [1770-1831]

Avviso:  questo nostro post è segnalato e riportato, con nostro orgoglio ;) nel seguente autorevole sito:

 http://it.cyclopaedia.net/wiki/Idealismo_Tedesco

Il massimo esponente dell'Idealismo tedesco: G. W. F. Hegel [1770-1831] frequentò  Holderlin e Schelling ed il circolo intellettuale di Jena, lì si abilitò all'insegnamento ed insegnò sino al 1807, anno in cu la città fu occupata dai francesi.  Coincide con quella data la pubblicazione del primo capolavoro:
"Fenomenologia dello spirito"
Dal 1808 si trasferisce a Norimberga, del 1812-16 le opere in cui è presentato il suo sistema filosofico"Scienza della logica" ed "Enciclopedia delle  scienze filosofiche", successivamente si sposta all'università di Heidelberg.
Nel 1818 si trasferisce all'università di  Berlino, si ricorda che Fichte vi fu decano fino al 1814, designato dal re di Prussia che la inaugurò nel 1810, Hegel pubblica nel '21 Lineamenti della filosofia del diritto, opera in cui è condensata la sua weltanschauung idealista nel celebre passo
"Tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è reale".


Osserviamo quindi che  la razionalità è forma di tutto ciò che esiste e pertanto (seconda parte) la realtà non è una mescolanza caotica di determinazioni  ma un continuo disgregarsi e riunificarsi della razionalità
Hegel sostiene l’identità tra essere e pensare, tra reale e razionale, il reale coincide con l’Assoluto, che è infinito, il finito manifestazione individuata dell’infinito, ma tale identità è risultante del processo dialettico.



Il sistema hegeliano è costruito sulla dinamica dialettica.
In Hegel  l’assoluto coincide con il divenire, quest’ultimo inteso quale processo regolato dalla dialettica. La dialettica pertanto è la stessa  legge logica da intendersi  sia come chiave di cifratura della realtà , sia nella sua valenza ontologica, in quanto consiste  nella modalità in cui si  sviluppa la  realtà stessa. Hegel non hai mai scritto a livello teorico sulla dialettica, non sono suoi i concetti di tesi-antitesi e sintesi tuttavia l’ha sempre esercitata. La logica triadica, quale sistema  di pensiero, si rintraccia e  rende sistematica la stessa produzione filosofica del massimo esponente dell’Idealismo tedesco. 

La dialettica quale  legge ontologica si sviluppa in tre momenti:
“astratto-intellettuale”: nel quale l’individuo coglie la realtà come una molteplicità di determinazioni statiche e separate, l’intelletto procede secondo il principio di identità ed il principio di non contraddizione.
Nel secondo momento “dialettico-negativo-razionale” le singole determinazioni interagiscono aprendosi in relazione alle loro determinazioni opposte.
Nel terzo momento “speculativo o positivo razionale” le varie determinazioni vengono concepite  quali aspetti della stessa relatà che le sintetizza. Hegel utilizza il termine polisemantico aufhebung che esprime sia l’idea del togliere sia del superamento quale momento crcuiale del processo dialettico, che toglie e supera il contrasto tra tesi e sintesi che nello stesso momento conserva la verità.
Hegel parla di crisi del finito poiché quest’ultimo esiste soltanto come espressione parziale dell’Infinito e necessità di esser messo in relazione con esso-
Il processo dialettico hegeliano è una lettura deterministica della realtà.


martedì 11 marzo 2014

Perchè un blog?

Schoolblog: strumento didattico innovativo che esercita alla lettura critica, educa al coraggio della pubblicazione delle proprie riflessioni.


Perchè promuovere nuove strategie didattiche?
Per suscitare interesse, risvegliare le risorse attentive, desidero  a tal proposito citare la celebre affermazione del regista Stanley  Kubrick:

"Credo che il grande errore nelle scuole sia di insegnare ai bambini un po' di tutto e di usare la paura quale motivazione di base.
Paura di essere bocciati, di non restare con la propria classe ect...
L'interesse invece può produrre conoscenza che in proporzione alla paura è una esplosione nucleare rispetto a un petardo!" 

 Solo aprendosi alla falsificabilità, ossia al confornto critico possiamo sperare di esercitare il pensiero scientifico, richiamando il celebre filosofo epistemologo Karl Popper (1902-1994).
Riportiamo alcune celebri  citazioni da:

da Logica della scoperta scientifica (1934)

 Quelli tra noi che non espongono volentieri le loro idee al rischio della confutazione non prendono parte al gioco della scienza.



 La scienza non è un insieme di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza (epistème): non può mai pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure un sostituto della verità, come la probabilità. 
 

  Non il possesso della conoscenza, della verità irrefutabile, fa l'uomo di scienza, ma la ricerca critica, persistente e inquieta, della verità.



Penso ci sia un solo argomento a difesa dell'esistenza della filosofia. È questo: lo sappiano o no, tutti gli uomini hanno una filosofia. Certo, può ben darsi che nessuna delle nostre filosofie valga un gran che, ma la loro influenza sui nostri pensieri e sulle nostre azioni è grande, e spesso incalcolabile. 


Vi invito a leggere questo articolo nel sito dell'INDIRE: Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa supervisionato dal Miur

http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1162