Arthur Schopenhauer (Danzica 1788-1860), insegnò all'università di Berlino tra il 1820 al 1831, in contemporanea agli ultimi anni di docenza di Hegel, al cui sistema filosofico totalizzante e comprensivo oppose una weltanschauung (visione del mondo) dicotomica (dualistica) dell'esistenza, distinta in rappresentazione fenomenica (affermazione che apre il primo libro de
Il mondo come volontà e rappresentazione "
il mondo è la mia rappresentazione" ) e volontà, intesa quale forza irrazionale inarrestabile che agisce senza alcuna logica.
La dicotomia tra rappresentazione del mondo e forza pulsionale che lo muove, la volontà, non verrà conciliata kantianamente, bensì accettata, nella sua tragica contraddittorietà, conseguenza che conduce alla formulazione di una concezione pessimistica dell'esistenza per la quale gli individui, oggettivazioni della volontà, sono passivi e succubi.
In merito al concetto di rappresentazione leggiamo, sempre nel primo libro sopra citato:
"Il mondo è una mia rappresentazione: ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante, benchè l'uomo possa soltanto venirne a coscienza, lo spirito filosofico è entrato in lui. Allora, egli sa con chiara certezza di non conoscere né il sole né la terra, ma soltanto un occhio che vede un sole e una mano che sente il contatto d'una terra; egli sa che il mondo circostante non esiste se non come rappresentazione, cioè sempre e soltantoin relazione con un altro essere. Se c'è una verità che si può affermare a priori , è proprio questa; essa infatti esprime la forma di ogni esperienza possibile ed immaginabile: la quale forma è più universale di tutte le altre e cioè del tempo, dello spazio e della causalità, perchè tutte queste implicano la prima. "
p. 39 , prima ed. Mursia, Milano 1991
Il mondo come volontà e rappresentazione a cura di Giuseppe Riconda
volontà: già citata, si veda in altra sezione del blog.
Intorno al concetto di pena e vendetta, dolore, reazioni impulsive e irrazionali, tra filosofia morale e filosofia del diritto
Esercizi, commenti, riflessioni di pagina 53 Vol.III "
Filosofia: dialogo e cittadinanza" Ruffaldi, Terravecchia,ed. Loescher
Schopenhauer: la pena e la legge dello Stato di K. R.
La vendetta è
motivata solo dal fatto accaduto, ovvero solo da cosa è successo in passato e solitamente
da un’ingiustizia ricevuta.
L’unico fine della
vendetta è quello di confortare se stessi dal male ricevuto, vedendo soffrire
gli altri.
Tutto questo procura
solo cattiveria e crudeltà, che non si possono
giustificare.
La pena invece è una
sanzione prevista dallo Stato per chi ha commesso atti illeciti; punisce cioè
il colpevole per il reato commesso.
Il principio della
pena viene ripreso nel terzo comma dell’art.27 della Costituzione Italiana, il
quale stabilisce che le pene non possono consistere in trattamenti disumani e
che devono tendere alla rieducazione del condannato in modo da consentirgli il
reinserimento nella società una volta scontata la pena.
Personalmente
condivido la distinzione tra “pena” e “vendetta”.
A mio parere però ci
sono dei delitti che possono giustificare la vendetta
privata ( sarebbe meglio specificare fino a che punto concedi la
giustificazione altrimenti potrebbero sorgere varie interpretazioni- come
emerso a lezione) primo su tutti se uccidono i propri figli.
Ringraziamo Ketty per la sua sintesi del testo e per aver aperto il dibattito a lezione, continuato con le riflessioni di Claudia, di Johnny, di Alessia, di Alessandro.
Cari ragazzi il tempo non ci concede di approfondire ma davvero credete che la pena di morte possa risolvere la sete di vendetta? Avete mai guardato il film " Il miglio verde"?
Piuttosto la vostra posizione così estrema non è forse da imputare alla sfiducia nel sistema esecutivo della legislazione?
Per questo vi parlavo di quei volontari che aiutano le persone lese offrendo la loro professionalità, vi citavo ad esempio il Cesap, la cui direttrice, psicologa e criminologa, è stata interpellata anche dal programma le Iene per illustrare le problematiche dei "fuoriusciti" da una congrega particolarmente settaria (setta- che crea divisione nel gruppo sociale) programma che nello spirito di contestazione è così vicino ai giovani, anche se...attenzione a non confondere la critica costruttiva con la polemica ...
Non confondiamo, distinguiamo!
Ecco un contributo che invece rivaluta il significato del diritto, di Roberto Minnella.
Esercizio pagina 53, riflessione sul testo "La pena e la vendetta".
Condivido la distinzione tra pena e vendetta descritta da
Schopenhauer in quanto la seconda prevede una giustizia privata e,
quindi, al fine di soddisfare solo il proprio istinto. La pena, invece,
ripone la propria giustizia nel diritto.
A mio parere, i delitti che determinano vendetta sono
soggettivi e variano da persona a persona secondo il contesto sociale in
cui si vive. Si può pensare, però, come linea comune degli individui,
che la vendetta scaturisca in seguito al delitto di un proprio caro o
familiare, anche se la pena dovrebbe in ogni caso prevalere.
La vendetta privata è da giustiziare ugualmente, perchè pari
delitti devono essere giustiziati con pari pene. Purtroppo, al giorno
d'oggi la non coincidenza della pena emanata dai tribunali con quella
attesa da colui che vorrebbe effettuare giustizia privata, porta a
compiere la vendetta.
prof.ssa Risigo
Ecco un contributo sulla concezione pessimistica della realtà.
Esercizio n° 6 pagina 51 Riflessione su "Oltre l'individualità"
(Schopenhauer )
Immaginarsi in un immenso fiume che scorre da miliardi di anni,
considerandosi uno dei tanti esseri viventi che hanno popolato la Terra nel
corso della storia della vita, può apparire una concezione negativa di se
stessi. Da questa visione può sembrare che ognuno di noi sia schiacciato
come un piccolo insetto dalla vita stessa. Una concezione temporale (il
corso degli anni = storia della vita sulla Terra ) e quantitativa ( ognuno
di noi è solo un numero nell'insieme degli esseri umani ) può avvilire e
creare una visione pessimistica del mondo.
A mio parere, la Volontà può cambiare la stessa concezione dell'esistenza, mediante
il proprio corpo l'individuo può esprimere la popria volontà, per
trasmettere pensieri, comportamenti, sensazioni. La Volontà sfrutterebbe allora il
corpo per rendersi "reale e fenomenico". Schopenhauer pensava che
essa fosse eterna e irrazionale; personalmente, mi ritengo d'accordo solo sul
fatto che la Volontà sia individuata. Essa è personale, ognuno è unico al mondo
perchè esprime attraverso il proprio corpo, il volere della Volontà. Con
questa lettura, la visione pessimistica del mondo di Schopenhauer sembrerebbe ridursi drasticamente. Ogni persona può avere una considerazione del mondo
positiva qualora lasciasse nel corso della storia una traccia di sè.
Quantitativamente, inoltre, non si è più un semplice numero tra i tanti
miliardi di esseri umani, ma si diventa una persona che, con la propria
Volontà, è in grado di mettersi in relazione con gli altri esseri viventi che la
circondano. In questo modo si crea, quindi, una valutazione e un'importanza
di sè, chi più e chi meno.
Roberto Minnella
riflessioni da una prima che incontrata leggeva Stefano Benni e si chiedeva chi fosse quello Schopenhauer....così chiedevamo schopenhaueramente
cos'è il mondo?
- Luogo in cui c'è vita ( l. M. cl. 1D)
- insieme di persone diverse che vivono nello stesso spazio e stesso tempo (A. S)
il mondo inteso come persona o come soggetto fisico? (C. G. )
- il mondo è un insieme di pensieri diversi e simili. (R. V)
- il mondo è il nostro mondo condizionato dalle nostre scelte (S. F)