sabato 8 febbraio 2014

Filosofi idealisti romantici: Schiller e l'"anima bella"



MORALITA’ ED EDUCAZIONE ESTETICA 


FILOSOFIA – es. T7 pag. 560 Vol. II "Filosofia: dialogo e cittadinanza" E. Ruffaldi, P. Carelli,  ed. Loescher

Autore: F. Schiller
Brano tratto da: "Sull'utilità morale dei costumi estetici"in Grande antologia filosofica diretta da M. F. Sciacca, Marzorati, 1990 , XVII, pp. 509-510.
Tema: presenta il concetto di anima bella, teorizzato per la prima volta in "Grazia e dignità" 1793.

Filosofo: Schiller è un esponente del movimento idealista- corrente filosofica diffusasi nel Romanticismo.
Rubinato Ketty

Si, ritengo che i sentimenti siano un elemento positivo della moralità, dove la ragione è lo strumento di mediazione dei sentimenti stessi.
La moralità dei sentimenti si può trovare quando esiste un equilibrio tra essi e la ragione.
Una cosa è morale quando ci fa stare bene, è immorale quando ci fa stare male; dunque i sentimenti, quelli veri, sono considerati un aspetto positivo della moralità.
Secondo Schiller, l’anima bella può, spontaneamente, armonizzare il dovere morale.
Nei sentimenti prevalgono i momenti di riflessione razionale sull’emotività equindi vengono considerati favorevoli alla moralità.



Autore: Schiller - filosofo idealista romantico
 

I sentimenti sono centrali nella morale in quanto rappresentano l’armonia tra la ragione e la sensibilità, senza i sentimenti l’uomo non sarebbe in grado di esprimere i propri affetti e le proprie virtù. Tuttavia è importante che i sentimenti non siano in contrasto con la razionalità perché renderebbero difficile le scelte. È necessario quindi, che la legge morale riesca a dominare anche con la forza la sensibilità e riuscire attraverso la riflessione a focalizzarsi sull’obiettivo. Per fare ciò però si deve conoscere bene se stessi e operare con freddezza senza farsi influenzare dalle inclinazioni materiali.



Scrive J. Cavallari:
Sono d’accordo con Schiller sul fatto che il vertice della moralità consista in un intreccio tra ragione e sentimento.
I sentimenti non sono assolutamente negativi, ma positivi qualora si fondano con la ragione e questo può avvenire attraverso un’armonizzazione.
Il vizio è sgradevole dato che tende in maniera cieca alla sua soddisfazione e quando si cerca di frenarlo attraverso la ragione, il vizio si oppone alle sue prescrizioni.
Un vizio si può eliminare solo se la ragione si unisce con i sentimenti formando una forte moralità in grado di combattere il vizio.
Il vizio è il più forte nemico dell’uomo se riesce ad avere la meglio rispetto alla ragione.




SCHILLER: Il gusto e la legge morale

Friedrich Schiller  nell’opera Grazia e dignità, pubblicata nel 1783, concepiva la moralità in un’armonizzazione di sensibilità e  di ragione. I sentimenti, originati dalla sfera sensibile dell’anima, possono comportare  sia  conseguenze positive sia negative alla luce del giudizio morale; sembrerebbe, a questo punto, che tutto  dipenda da quali sono i sentimenti che proviamo in un determinato momento,ad esempio, se provo una passione verso qualcosa o qualcuno farò di tutto per riuscire ad avvicinarmi ad esso, se invece, al contrario, provassi un sentimento di odio verso qualcuno, cercherò in tutti i modi di stargli lontano o di agire, a primo impeto, in modo immorale nei suoi confronti. 
Schiller, dimostrandosi particolarmente attuale, possiamo affermare questo ripensando all’articolo recentemente apparso sul Corriere della sera di P. Panza, nel quale si evidenzia come gli studi di neuroestetica di Semir Zekiri rilevino l’importanza del legame tra emozioni suscitate dalle caratteristiche di un’opera d’arte e quindi come le emozioni di piacere suscitate ad esempio da linee e colori armoniosi,siano preferibili a quelle di dolore e paura, il filosofo idealista, con due secoli di anticipo, criticava  il vizio in quanto espressione di qualcosa di sgradevole esteticamente e che quindi difendeva l’educazione al gusto quale strumento etico verso la ricerca della virtù e della bellezza.
A tal riguardo vorrei sollevare un dubbio,  infatti il vizio spesso si cammuffa dietro la bellezza, la seduzione, e spesso riesce ad ingannare l’uomo. Il lusso infatti è un vizio composto solo dalla bellezza, eppure riesce a rovinare molte persone, ciò che però manca a questo tipo di bellezza è la moralità che in situazione del genere viene messa in secondo piano o addirittura dimenticata, mentre il vizio, grazie alla soddisfazione momentanea, prende il sopravvento nelle scelte dell’individuo, controllando i suoi desideri. Soltanto la celebre dottrina dei 7 vizi capitali, recentemente riattualizzata dal prof. U. Galimberti nell’opera I Vizi capitali e i nuovi vizi, ci ricorda la lussuria quale vizio e, seguendo la prospettiva schilleriana, da allontanarla per mantenere Bella la nostra anima.
 Un commento a quattro mani di Marangoni Laura e prof. Risigo Federica.



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