Rifletti sulla posizione kantiana: la vita è un' alternanza di piacere e dolore; l'uno rende possibile l'altro? Sei d'accordo? Motiva la tua opinione, facendo riferimento alla tua esperienza. Esercizio tratto dal II manuale
Seppur creda che ogni uomo in realtà impieghi l'intera vita a cercare di provare uno stato di piacere ininterrotto, lontano da qualsiasi tipo di dolore, così identificando il solo fine ultimo dell'esistenza nella felicità, sono convinta che sia indispensabile l'alternanza tra piacere e dolore in cui uno rende possibile l'altro.
Secondo la mia opinione, nessun uomo è per natura portato a cercare il dolore, nessun uomo è portato a distruggere se stesso.
Ma la sofferenza è indispensabile per valorizzare e arricchire tutto ciò che ogni giorno realmente ci rende felici e soddisfatti della nostra vita.
Se vivessimo in una condizione di appagamento perenne non potremo apprezzare tutte le occasioni e le esperienze che ci danno in qualche modo piacere perchè comparirebbero ai nostri occhi come ripetitive, banali e ordinarie; non vedremo più apparire sul nostro volto un enorme sorriso e non sentiremo più un sentimento di pienezza e gioia perché la felicità non verrà considerata più di una semplice normalità.
Dal dolore si impara ad essere felici e si impara a sentirsi felici in quanto sviando le difficoltà e le sofferenze si può arrivare ad amare e apprezzare ciò che ci circonda.
Come quando si perde un amico dopo aver scoperto che ti ha "pugnato alle spalle", si soffre e si capisce che quest'amico non era poi meritevole di essere definito tale. Questa situazione ci apre gli occhi iniziando ad apprezzare, a guardare con occhi diversi e con più affetto chi c'è sempre stato e che ci ha sempre sostenuto.
Per questo motivo considero piacere e dolore come un unità complementare e indissolubile, un tutt'uno che fa parte della vita, in cui non bisogna per forza sfuggire da uno per raggiungere l'altro.
Greta D.M.
La vita è alternanza di piacere e dolore, in quanto uno rende possibile l’altro.
Il piacere è un sentimento che corrisponde ad un qualcosa di positivo.
È considerato l’esperienza opposta al dolore, che rappresenta infatti un’esperienza spiacevole, che ferisce la persona.
Il dolore precede ogni piacere ed è il principio che muove l’uomo.
Il dolore è un’azione, mentre il piacere è una rapida cessazione di essa.
Se, ad esempio, l’uomo non avesse sofferto il dolore della fame non si sarebbe mai dato alla caccia per trovare cibo e sfamarsi e dunque sopravvivere, passando così dalla sensazione del dolore a quella del piacere. Ketty R.
Sono d’accordo con la posizione kantiana secondo la quale il dolore rende possibile il piacere, perché a mio parere in questo modo si riesce ad apprezzare al meglio il momento piacevole. Kant afferma che “la vita è il gioco continuo di antagonismo di piacere e dolore” e che è questo alternarsi che costituisce la condizione di salute. Se provo a pensare a una vita senza dolore, a primo impatto direi che sarebbe “la vita perfetta” ed è forse proprio questa perfezione nell’avere solo gioie che non mi entusiasmerebbe vivere in questa situazione, perché si perderebbe il vero senso della parola “gioia”, sarebbe tutto monotono e abituale.
Secondo me è anche vero che il piacere può essere provato indipendentemente dal dolore, se le situazioni che provocano i due stati d’animo sono anch’esse indipendenti, oppure nel caso in cui io mi trovi in una situazione di equilibrio: in un determinato momento non ho provato né gioie, né dolori tali da condizionare il mio stato d’animo e si presenta una situazione che mi provoca piacere. In questo caso il piacere è indipendente dal dolore. Per mia esperienza personale posso confermare ciò che ho detto, perché ogni giorno ci si trova davanti a dei dolori enormi che possono essere colmati o risollevati a piccole gioie quotidiane, come anche al contrario un periodo di piacere può essere interrotto da un dolore forte che al primo momento ci abbatte ma che anche grazie ad esso possiamo riprendere con forza la nostra vita. Cristina A.
Concordo con le idee kantiane, probabilmente dai sentimenti deriva tutto quello che si fa nella vita, nel bene e nel male quindi sono aspetti riconducibile all’esperienza, quest’ultima sembrerebbe allora un intreccio di ragione e sentimenti, per l’appunto.
Concretamente, ripensando ad alcune situazioni personali nelle quali ho vissuto seguendo l’impeto del sentimento, agendo quindi in maniera impulsiva e frettolosa; utilizzando maggiormente la ragione avrei evitato certe conseguenze poco piacevoli. Fatti da non dimenticare ma da considerare importanti perché hanno permesso di espandere la mia conoscenza e superare alcune idee che consideravo assolute.
In conclusione, i sentimenti risulterebbero addirittura utili, benché pericolosi se lasciati a loro stessi senza un’adeguata gestione; per tal motivo ritengo importante conoscerli per saperli domare con l’utilizzo dell’esperienza e della ragione; così, forse, potremmo cercare di evitare spiacevoli avvenimenti.
Mattia Maurizi Enrici
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